Si pensa e si scrive che la canna in refendù sia ancora accettabile solo se corta, massimo di 7’ 6’’; ecco che qualcuno, con ottimi motivi ed esperienze, la pensa diversamente.
BAMBOO ESSENCE
A volte, raramente, capita di essere in un fiume nel posto giusto e nel momento migliore; sono situazioni che non dipendono da noi o dalla nostra bravura di pescatori, pur considerando l’esperienza un bagaglio fondamentale per azzeccare le giornate ideali per la nostra disciplina.
Quando si ha la fortuna di vivere questo tipo di eventi si capiscono, finalmente, le potenzialità nascoste che può avere un fiume o un tratto di questo, pur credendo di conoscerlo e nutrendo dubbi sulla reale ricchezza ittica. Sono considerazioni che spesso si fanno tra compagni di pesca, sottovalutando troppo spesso i naturali tempi del fiume, o se volete la natura, che di rado coincidono con le nostre uscite di pesca.
Mi trovavo una sera di tarda primavera nel fiume Piave in un tratto che frequento da parecchi anni, un tratto dove esiste un’ottima popolazione ittica, ma le annate di pesca sono come il buon vino: non sempre producono risultati ottimi in termini di catture. Sta di fatto che i pesci pur presenti si mettono in attività vivace in rade occasioni facendo dubitare della loro presenza la maggior parte dei pescatori che non hanno la fortuna, o la costanza, di frequentarlo con buona assiduità.
Quella sera, in compagnia di un amico non pescatore, mi ritrovai, non appena il sole scomparve dietro le montagne, in mezzo alla più bella scena di un film mai girato sulla pesca a mosca; ovvero, trote quasi tutte di grossa taglia, e quando dico grossa vorrei dirla alla J. Gierach, ovvero quel tipo di trote per cui non ha più senso parlare di pesi e misure, e per di più autoctone. Marmorate e ibridi.
Il rilevante sfarfallamento di Ecdionuridi attivò questi pesci a lato di un correntone a ghermire gli insetti in un metro d’acqua o poco più. Immobile ed in silenzio senza la presenza di altri pescatori, potevo insidiare queste trote a pochissimi metri da me mentre erano intente a bollare con assiduità e fragore i grossi insetti. A questo punto qualcuno potrebbe obiettare: ma non dovevi parlare di bamboo? E’la mia intenzione infatti, un attimo e arrivo. In effetti l’unica mia preoccupazione fu la consapevolezza di avere per l’occasione una canna piuttosto leggera, non tanto per la distanza di pesca, molto ravvicinata, quanto per la potenza dei pesci in attività; avevo una 8’ per coda 4 e, sicuro che una volta agganciati andassero diritti in piena corrente, montai uno 0,20 in punta, nylon piuttosto grosso, certamente d’altri tempi. Agganciai sei pesci e ne salpai tre, di quelli da firma con a fianco il timbro in ceralacca.
Alla vista di tutto ciò l’amico, piuttosto impressionato, disse: “Ma è magnifica la pesca a mosca: voglio provare!”, “fermati” dissi, “stai calmo e fai conto di avere avuto un’allucinazione: sono cose che succedono molto, molto raramente”, ma sono convinto di non averlo dissuaso del tutto.
Ad ogni modo la leggera 8’ si comportò egregiamente pur malmenata nelle concitate fasi di fine recupero dei pesci e, ripensandoci a distanza di tempo, l’avere insidiato simili trote con un attrezzo così leggero, dotato di un fascino per molti dimenticato o mai scoperto, e posare queste grosse imitazioni con una naturalezza che è propria del bamboo fu a dir poco entusiasmante e dal mio punto di vista fortemente sportivo.
Conoscete i soliti luoghi comuni: il bamboo è bello corto, oltre i 7’ ½ diventa faticoso, sono canne troppo lente, si piegano come i rami di un salice, e via dicendo. Vorrei sapere quanti pescatori che la pensano così hanno mai lanciato con una 8’ di Payne oppure una 9’ di F. E. Thomas o, se volete, una qualsiasi Leonard di 8’ ½ o 9’ per coda 4/5 e altre ancora. Credetemi, più di qualcuno si è profondamente pentito di non averlo fatto prima, esterrefatto davanti a canne costruite più di mezzo secolo fa, ma con azioni tremendamente attuali, riferendomi al bamboo naturalmente. E’ vero, il bamboo, come più volte detto, su misure corte è senza alcun dubbio molto più apprezzato per una serie di motivi che nel corso degli anni si sono ben radicati tra gli appassionati; uno fra tutti l’evoluzione del lancio che riduce comunque il gap con la grafite, su canne di misura fino ai 7’, tendenzialmente più veloci e leggere, quindi adatte per la pesca a mosca secca senza particolari difficoltà. Se parlate però con un vero appassionato di bamboo, intendo chi lo usa quasi a 360 gradi, vi sarà facile percepire che la sua vera essenza si esprime su canne che misurano dagli 8’ agli 8’ e mezzo. Parametri come: potenza, velocità, precisione e bilanciamento sono messi ancor meglio in risalto in queste misure e sono terreno fertile, ma allo stesso tempo molto difficile da coltivare, per ogni rodmaker che si rispetti. I grandi taper del passato non a caso sono normalmente riferiti a queste lunghezze, basti pensare, per fare qualche esempio, alle dolci, ma penetranti e progressive 8’ ½ di Winston, al punch e alla cattiveria di talune 8’ di Dickerson, alla potenza della serie “para” di P. Young, per non parlare dell’eleganza di alcuni taper di Leonard, che denotano grande raffinatezza e ricercatezza in quello che è stato lo sviluppo progettuale. La mole di esempi su queste lunghezze è impressionante, anche se riferita a singoli costruttori. Pensate che lo stesso Dickerson nel corso della sua carriera di costruttore sviluppò oltre una trentina di taper, o modelli di canne se preferite, riferiti solo alle 8’, anche se i più costruiti e famosi furono una decina, e solamente sette modelli riferiti alle 7’. Il bamboo, come d’altro canto gli altri materiali usati per le canne da pesca, ha dei limiti progettuali che non possono essere per forza di cose oltrepassati, possiede però un peso specifico maggiore, un costruttore quindi dovrà tenere conto oltre che dei limiti imposti, anche del peso dell’attrezzo che andrà a costruire, problema pressoché inesistente con le grafiti di ultima generazione.
Finché si costruiscono canne che vanno dai 6’ ai 7’ ½ il rapporto PESO/PRESTAZIONI è piuttosto relativo, nel senso che risulta più semplice trovare le giuste combinazioni in fase di progetto, la leva è corta e, a meno che non si vogliano esplorare territori ai limiti dell’ultraleggero, il tutto risulta meno problematico (con le dovute eccezioni). Arrivando agli 8 piedi, oppure oltre, ed escludendo le hollowbuilt (canne in parte cave all’interno), il rapporto PESO/PRESTAZIONI diventa molto critico e lo scopo naturalmente è quello di riuscire ad ottenere ottimi risultati con il minor peso possibile, o più precisamente con la “minore sensazione” di peso possibile. Una canna di 8’ per coda n. 6, concepita per lanciare ad una certa distanza, deve comunque avere una certa quantità di bamboo e un certo peso sotto il quale verrebbe meno la stessa prestazione per cui è stata ideata, il punto è eventualmente come questo peso viene distribuito nella lunghezza della canna. Sia ben chiaro che per ottenere grandi prestazioni si possono costruire anche manici di scopa e cimini grossi un dito, ma lo scopo non è mai stato questo, come d’altra parte trovo errato contrassegnare le canne con uno o due numeri di coda inferiori rispetto a quello che portano solo per farle sembrare più veloci, come ho visto fare in più di una occasione; scelta che invece può benissimo fare il fruitore della canna in base al proprio gusto e alla propria sensibilità di lancio.
Anche l’aggettivo “peso” riferito proprio alle canne in bamboo riveste una notevole importanza; quante volte mi sento chiedere quanto pesa questo o quel modello prima ancora di avergli fatto scorrere una coda tra gli anelli? Forse il paragone è un po’ azzardato, ma è come chiedere l’età a una bella donna, se piace, l’età diventa un aspetto secondario, sempre con le dovute eccezioni e sempre senza far scorrere nessuna coda.
Per me si tratta di un dato fine a sé stesso e a volte provocatoriamente mi viene da rispondere chiedendo quanto pesa il mulinello che andrà montato su quella canna. Vediamo invece di chiarire qualche importante aspetto ad esso relativo, tale da permetterci di ponderare meglio un eventuale acquisto o più semplicemente per avere qualche conoscenza in più nel nostro bagaglio. Se infatti ci riferiamo solo ed esclusivamente al peso espresso in grammi, o se volete in once, dovremo stare molto attenti nella valutazione dei singoli attrezzi.
Molti costruttori che abbinano nei loro cataloghi le tabelle dei pesi delle canne si riferiscono di norma al solo peso del grezzo con le ghiere montate, altri al peso totale delle canne e altri ancora, per scelta, non divulgano niente. La regola vorrebbe che il primo esempio fosse quello più corretto per il semplice motivo che la componentistica gioca un ruolo fondamentale nel peso complessivo della canna: esistono porta mulinelli che pesano 12-15 grammi altri arrivano fino a 30 e anche oltre, l’alluminio è più leggero del nichel-silver, esistono serpentine e stripping-guide ultraleggere, per non parlare di aspetti meno importanti, ma pur significativi, come il tipo di filo usato per le legature, la lunghezza delle stesse, il metodo di verniciatura sia delle legature che del fusto, lo swell, se esiste, e via di seguito. Tutto questo per dirvi che a parità di grezzo la canna ultimata può avere dei pesi ben diversi sulla bilancia. Altro aspetto è invece, come accennato prima, il “peso” non riferito alla bilancia, ma alla percezione che si ha della canna in mano, il “come la si sente”, o se volete alla distribuzione dei pesi nella stessa, al suo bilanciamento e allo sforzo richiesto dall’azione. Il peso espresso in grammi ha un’importanza relativa, quindi non indispensabile, nella valutazione globale di un attrezzo in bamboo; chiaro che una 7’ non può pesare i 150 grammi di una potente 8’. Succede così che due canne della stessa lunghezza e dello stesso peso in grammi, in mano, diano delle sensazioni opposte, ovvero che una per esempio tenda a “pesare” molto di più verso il cimino che non l’altra; in tal caso, escludendo a priori che si tratti di una tre pezzi con un’ulteriore ghiera, vorrà dire che ci troviamo di fronte ad una canna con azione più parabolica rispetto all’altra in quanto il calcio più sottile o se volete il cimino più grosso e pesante la fa bilanciare verso di esso (chiaro esempio di molti taper inglesi di un’epoca passata). Il tipo di azione conferita alla canna, e quindi gli spessori nelle varie sezioni, determineranno questa distribuzione dei pesi che contribuirà a delineare il carattere della canna in maniera ancor più evidente su misure dagli 8’ in su.
Pescare con ottime canne in bamboo di queste misure significa avere a disposizione una notevole riserva di energia senza obbligatoriamente ricorrere alle trazioni. Lo shooting espresso da ottimi taper è incredibile se paragonato a molte canne in grafite, già con un minimo caricamento della canna il bamboo riesce, proprio per l’inerzia che lo caratterizza, a proiettare la coda con estrema autorità ed una naturale fluidità. Significa anche riuscire a pescare con lunghi e sottili finali che la situazione ci impone senza timore di rompere in ferrata come spesso avviene con canne molto rapide.
Significa comunque apprezzare quel peso e quell’inerzia che ci ritroviamo tra le mani. Qualcuno potrebbe spaventarsi, ma succede anche il contrario: discutendo con un amico di una modernissima 7’ 6’’ in grafite ci si meravigliava di quel senso di troppa leggerezza, ovvero del fatto che si lanciasse quasi con ”niente” in mano, con nessun riferimento inerziale che offrisse l’idea virtuale di prolungare il nostro braccio fino alla coda, il niente tra mano e coda come se mancasse un pezzo, ed anche questo è un aspetto che può impressionare. Sia ben chiaro che non disdegno affatto le canne in grafite che uso comunque in situazioni ove secondo me avvantaggiano chiaramente, ma preferisco le canne di prima generazione, molto diverse dalle odierne ultraleggere.
Ma forse noi appassionati di bamboo con un occhio rivolto alla tradizione abbiamo bisogno dei nostri riferimenti, un po’ come i bambini che hanno bisogno di essere guidati e rassicurati, e come bimbi cerchiamo di trarre il massimo divertimento dalle cose che ci appassionano e una canna in bamboo, oltre che rassicurarci, procura piacere.